A Londra Gallerie Più Locali e Unite
In corso nella capitale britannica il primo London Gallery Weekend nato dalla collaborazione tra le gallerie iniziata con il Covid. Buona risposta dei collezionisti.
Si svolge in questi giorni a Londra il primo London Gallery Weekend (4-6 giugno), un'iniziativa che vede la collaborazione di circa 140 gallerie, nata sulla scia del Covid per creare un'occasione di incontro e vendita. Dopo quasi 18 mesi di chiusure, è la prima importante riapertura di una delle piazze più importanti del mercato dell'arte ed emergono ora i cambiamenti che il Covid ha portato sulla scena artistica locale.
Galleristi uniti
Per i galleristi inglesi lo spirito di collaborazione è uno degli effetti principali del Covid sulla scena artistica di Londra. Fin da subito, durante il primo lockdown, i galleristi hanno serrato le file, creando un gruppo WhatsApp per scambiarsi consigli su come reagire alla crisi. “È nato uno strumento incredibilmente antigerarchico” ha affermato la gallerista Sadie Coles durante un talk organizzato da The Art Newspaper, “in cui giovani galleristi ricevevano le stesse risposte di galleristi con team legali e consulenti fiscali. Dobbiamo continuare a fare lobby per la nostra industria, per trovare soluzioni non solo per il Covid, ma anche per la Brexit”.
Il collezionismo a Londra
Il Covid è stato uno shock per le gallerie colpite duramente nella loro struttura e funzionamento. “Ci aspettavamo il peggio – continua Coles – invece non è accaduto, grazie al sostegno di una comunità di collezionisti locali dei quali non eravamo neanche a conoscenza per quanto eravamo presi dai viaggi e dalle fiere. Abbiamo avuto più tempo per conversare con i collezionisti e stabilire relazioni più intime”. Lo conferma Bomi Odufunade, direttrice della galleria sudafricana Goodman Gallery, che tre mesi prima dello scoppio della pandemia ha aperto una galleria a Londra. “Abbiamo comunque installato le mostre e le abbiamo comunicate ai nostri clienti tramite gli strumenti digitali” ha raccontato la gallerista. “I collezionisti hanno bisogno di vedere o immaginarsi le opere nello spazio. Delle ultime due mostre – due prime personali a Londra degli artisti africani Misheck Masamvu e Sue Williamson – siamo riusciti a vendere tutto”.
Ripensare le fiere
Il senso di solidarietà è destinato a rimanere anche dopo la fine dell'emergenza, i galleristi prevedono che nasceranno nuove collaborazioni, anche a livello internazionale. Un altro insegnamento della pandemia è la riflessione sulla sostenibilità del business, così come rimarranno attuali temi del valore della diversità e dell'inclusione delle minoranze. “L'interesse nell'arte contemporanea continuerà a crescere” prevede Sadie Coles, “alimentato dalla gran quantità di contenuti adesso disponibili online, e tale interesse sarà il driver non solo per l'economia delle gallerie, ma della cultura in generale da parte di un pubblico più ampio”. In questo contesto, le fiere continueranno a ricoprire un ruolo di primo piano, secondo i galleristi, ma dovranno rivedere alcune delle loro regole e modalità di funzionamento, per esempio, la non ammissione di gallerie con spazi temporanei. Per alcune gallerie, meno solide dal punto di vista finanziario, i Gallery Weekend costituiranno un'alternativa valida. “Prima della pandemia eravamo soliti partecipare a numerose fiere per raggiungere la clientela internazionale” ha riferito Odufunade di Goodman Galleries. “L'era post-Covid significherà una riduzione del numero di fiere a cui parteciperemo, grazie alla nuova sede di Londra, che ci permette di radicarci in Europa e di essere locali, pur appartenendo ad un mondo globale. Inoltre, punteremo di più sugli spazi pop-up per costruire legami duraturi con la clientela”.
L'offerta del London Gallery Weekend
Il pubblico di Londra ha risposto in modo positivo alle mostre allestite dalle circa 140 gallerie partecipanti. “Siamo felici di aver riaperto con un elevato numero di visitatori” ha dichiarato Kate MacGarry , che ha esposto sculture sospese, colorate e impalpabili, dell'artista originaria del Bangladesh Rana Bogum, classe 1977 (prezzi da 6.000 a 85.000 sterline + Iva). Da Sprüth Magers, invece, c'è una personale di Peter Fischli (che al momento vediamo in veste di curatore da Fondazione Prada a Venezia) con sculture di oggetti ispirati al quotidiano, a prezzi tra 11.000 e 55.000 euro. Da Skarstedt è in mostra la pittrice Jaclyn Conley, nota per i ritratti presidenziali (le sue opere sono collezionate da Obama), che ha ampliato la sua attività all'autorappresentazione nella società moderna (prezzi da 10.000 a 85.000 dollari). “Il nostro settore è stato duramente colpito” ha commentato Bona Colonna Montagu, partner presso Skarstedt, “ma dalle avversità spesso nascono opportunità. Le gallerie e hanno trovato mezzi alternativi per promuovere gli artisti e realizzare vendite. Il gruppo Whatsapp “London Gallery Forum” è cresciuto fino a diventare uno scambio essenziale tra gallerie prima concorrenti”. Le fa eco Mira Dimitrova, director of sales presso Stephen Friedman Gallery: “Sebbene non ci siano dubbi sul fatto che la pandemia abbia colpito il mondo dell’arte, ha anche prodotto il desiderio di sostenere artisti e gallerie attraverso lo spirito di collaborazione”. La galleria ha inaugurato tre mostre in concomitanza con il London Gallery Weekend e ha venduto in un paio di giorni tutte le opere della prima mostra in Europa di Leilah Babirye, artista dell'Uganda che ha realizzato dipinti su carta e grandi maschere in ceramica, legno e materiali di recupero (prezzi da 5.000 a 50.000 dollari + Iva).
Nel nuovo spazio londinese di Lehmann Maupin, inaugurato lo scorso ottobre, sono in mostra opere di Robin Rhode realizzate in un solo luogo: il cortile della casa di famiglia in Sudafrica, dove l'artista ha creato opere per più di dieci anni ed è tornato con un nuovo sguardo durante la pandemia (prezzi 35.000-75.000 euro). “Con il nostro spazio londinese volevamo creare una piattaforma per ripensare il tradizionale modello di galleria e consentire un coinvolgimento più significativo del nostro pubblico di Londra” ha affermato Isabella Icoz, senior director di Lehmann Maupin. “L’esperienza del Covid ha rafforzato questa convinzione e ha anche rivelato quanto sia importante promuovere una forte comunità locale per la nostra attività.”